Violenza sulle donne: De Luise, i negozi sono presidi, chi entra può chiedere aiuto

“Il problema c’è ed è insito culturalmente. E’ un problema di tutti: società, scuola, famiglia, e non è sufficiente dirlo, dobbiamo mobilitarci”. E’ quanto sottolinea la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise parlando con l’Adnkronos, dopo le grandi manifestazioni organizzate in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne di sabato scorso.

“Dobbiamo mettere più iniziative in campo per affrontare una sfida importante come questa, sostiene. Partiamo dalla scuola che è un supporto importante laddove la famiglia non arriva, non solo con l’educazione dei bambini ma per individuare anche degli elementi di problematicità. E’ chiaro però che la scuola va supportata, vanno dati strumenti agli insegnanti per fare al meglio il loro lavoro”.

Dal suo osservatorio, De Luise tiene a sottolineare come “il negozio di prossimità è anche un presidio di vicinanza alle persone e sotto questo profilo può svolgere una funzione sociale”.

“Chiunque passi davanti a un negozio – spiega – deve sapere che se si trova in difficoltà può entrare e chiedere aiuto. Tra l’altro, nei nostri negozi spesso si stabilisce un rapporto quasi intimo con la cliente, quindi è importante divulgare il fatto che uno davvero non è solo e può trovare un aiuto”.

E la conferma di questa attenzione c’è stata proprio sabato scorso quando la Confesercenti ha chiesto agli associati di esporre un cartello rosso nelle vetrine “Red Saturday.
Facciamo quadrato”.

“Il clamore mediatico c’è stato e meno male, – commenta – con una grande partecipazione alle manifestazioni e questo fa capire quanto l’attenzione si sia alzata con la partecipazione anche di molti uomini e, a proposito di violenza psicologica, De Luise ricorda: “anni fa mi ha colpito un’intervista televisiva ad una giovane donna in merito a quanto pensava di spendere nel periodo dei saldi, e lei rispose ‘dipende da quanto mi darà mio marito’.

Inoltre, “è importante intervenire contro ogni forma di discriminazione economica, anche sul lavoro. Alle donne viene affidata la cura delle famiglie, dei bambini, degli anziani, servono gli asili nido (e non solo) per metterle in condizione di lavorare”.

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